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I SEVERI IN NUMIDIA A CIRTA E NEL SUO TERRITORIOa273

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                           va radunando artisti e intellettuali da tutto il mondo conosciuto ; e quello di
                           Procopio, in cui si parla di un palazzo lasciato da Severo alla sua città «come
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                           ricordo della buona sorte» .
                             Le diverse posizioni assunte dagli studiosi riguardo il cosiddetto ‘secondo
                           viaggio  africano’  sono  state  di  recente  utilmente  sintetizzate  da  Stéphanie
                           Guédon in un lavoro dedicato al carattere e all’itinerario dei viaggi in Africa di
                           Adriano e, appunto, di Settimio Severo. Guédon si avvale di un’ampia gamma
                           di fonti. Tra queste le monete, già considerate da Johannes Hasebroek e da Ju-
                           lien Guey, che evocano i benefici accordati dal principe alle città della Procon-
                           solare: molte di esse sono coniate tra 203 e 204, recano i ritratti di Settimio
                           Severo e Caracalla e sottolineano in particolare l’indulgentia principis, motivo
                           che ritorna, come vedremo anche nelle iscrizioni.
                             Le fonti archeologiche ed epigrafiche sono con forte prevalenza lepcita-
                           ne. Alcuni studiosi si basano sulle decise somiglianze tra l’arco di Lepcis e
                           quello del Foro Boario per argomentare la tesi di un viaggio della famiglia
                           severiana  nella  città  di  origine  e  di  qui  in  altre  regioni  africane.  Nessuna
                           iscrizione permette tuttavia di datare con precisione la costruzione dell’arco
                           lepcitano, che di per sé non costituisce prova del viaggio di Severo nella città
                           di origine; e gran parte delle costruzioni qui realizzate risalgono a epoca suc-
                           cessiva rispetto a quella presunta della visita della famiglia imperiale. Gran
                           parte delle iscrizioni di Lepcis, tuttavia, si concentrano tra gli anni 197 e 204
                           e non poche nel breve intervallo tra 201 e 203. Questo induce Ian Barton a
                                                                              14
                           collegarne la realizzazione con il viaggio nella terra natale .
                             Passando in rassegna le fonti, Guédon non manca di introdurre correttivi,
                           nuove interpretazioni e una novità, a mio avviso importante, per quanto ri-
                           guarda le fonti epigrafiche: accanto alle iscrizioni onorarie,  spesso evocate
                           dagli studiosi già citati, mostra attenzione a una categoria trascurata, quella
                           delle cosiddette ‘iscrizioni povere’, relative a personale imperiale subalterno,
                           un possibile indizio del passaggio imperiale e della composizione del seguito
                           dell’imperatore. Va detto che non è la prima a farlo: come segnali della pre-




                             12  Philostr., VS 2.20.601: Eraclide insinua che il rivale Apollonio sarebbe andato in Libia
                           per sollecitare il favore del sovrano che all’epoca (203) vi soggiornava, circondato da celebri
                           personalità: «portando avanti Eraclide il discorso non vero su Apollonio che certamente sa-
                           rebbe andato in Libia, dove si trovava l’imperatore lepcitano e portava virtù da tutta la terra».
                             13  Procop., Aed. 6.4.5 fa riferimento a un edificio lasciato da Severo alla sua città: «[Giu-
                           stiniano] ricostruì il palazzo qui [a Lepcis] edificato in tempi antichi e ora in rovina, opera
                           dell’antico imperatore Severo, nato in questo luogo; e così lasciò questo palazzo (ta basileia),
                           a memoria (ormomenos mnemeia) della buona sorte». Il passo è discusso; anche Guey propo-
                           ne di leggere «Severo, nato in questa città, lasciò [alla morte] questo palazzo come monu-
                           mento della prosperità [del suo regno]».
                             14  BARTON, 1977.
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