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La realizzazione della qualità della vita nelle «città sostenibili»               65


            d’ora osservare, in via preliminare e necessariamente sintetica, come l’idea di
            «sostenibilità», invero non sempre chiara nelle sue possibili declinazioni,
            riproponga comunque alcune costanti.
               Prima di tutto, fin dalla Dichiarazione di Rio de Janeiro del 1992, è chiara
            l’idea fondante di una responsabilità globale, condivisa e differenziata secondo
            la quale tutti i Paesi sono chiamati ad agire, ciascuno secondo le proprie
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            capacità . Invero, la realizzazione dello sviluppo sostenibile impegna, non solo
            i Governi, ma tutti gli individui in una prospettiva di solidarietà globale,
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            rendendoli attori fondamentali del cambiamento .
               In secondo luogo, il tratto caratterizzante di ogni azione improntata alla
            soste nibilità può senz’altro essere individuato in una responsabilità non solo
            intragenerazionale, ma soprattutto intergenerazionale. In particolare, la
            centralità degli interessi delle generazioni future, vero destinatario privilegiato
            di tali politiche, comporta che si intraprendano azioni pratiche nella direzione
            di un cambiamento radicale dei modelli di azione, evidenziando l’urgenza di
            un’azione concreta; al contempo divengono necessarie scelte di lungo periodo,
            interventi preventivi e di programmazione, imponendosi così agli Stati, e ad
            ogni livello istituzionale coinvolto, un impegno gravoso anche sulla prefigu -
            razione dei rischi e sulla coerente predisposizione di strumenti adeguati e
            condivisi; in altre parole, è indispensabile che le scelte cessino di essere (salvo,
            ovviamente, casi eccezionali) provvisorie, di emergenza, puntiformi e condizio -
            nate dagli interessi politici contingenti e dalla durata degli stessi mandati.
               Lo sviluppo sostenibile impone, dunque, scelte i cui effetti possano perdu -
            rare nel tempo. Si tratta invero di un ossimoro solamente apparente. Il contrasto
            tra l’idea di «sviluppo», che evoca un percorso fisiologicamente perennemente
            in itinere, e quella di «durevolezza nel tempo» (non a caso in Francia si parla di
            «developpement durable»), che all’opposto parrebbe piuttosto esigere politiche
            nel tempo uguali a se stesse, si scioglie infatti se si guarda al concetto nel suo
            insieme, dal punto di vista degli effetti di tale scelte e non da quello del farsi di
            queste stesse. In altre parole, l’idea di sviluppo sostenibile richiede che – pur
            nel necessario variare delle scelte politiche, necessariamente da plasmarsi sulla



               2  “Principio 5 – Tutti gli Stati e le persone collaboreranno al compito fondamentale
            di sradicamento della povertà come requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile,
            al fine di ridurre le disparità dei livelli di vita e soddisfare meglio i bisogni della maggior
            parte della popolazione mondiale”. Sul punto v. infra nel testo.
               3  Significativamente, la citata Dichiarazione di Rio del 1992 concludeva con la
            solenne affermazione secondo la quale “Gli Stati e le persone collaboreranno in buona
            fede e in uno spirito di cooperazione per l’attuazione dei principi stabiliti in questa
            Dichiarazione e per l’ulteriore evoluzione delle leggi internazionali nel campo dello
            sviluppo sostenibile” (Principio 27).
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