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TIBERIO LONTANO DA ROMAa39

                           onori, e Cornelio Dolabella propose per Tiberio anche un’ovatio; cionono-
                           stante, l’imperatore, dopo aver fatto prontamente pervenire una lettera con la
                           quale  rifiutava  sdegnosamente  di  ricevere  quell’onorificenza  solo per aver
                           soggiornato fuori da Roma quando aveva invece riportato tanti insigni trionfi
                           in gioventù per ben altri meriti, continuò a risiedere in Campania.
                             Senza alcun dubbio Tiberio si aspettava da parte del senato prontezza di
                           iniziativa, e contava anzi con la sua assenza di indurre il consesso a svilup-
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                           pare un’autonomia : ma non per questo si asteneva dall’ingerire in questioni
                           anche inerenti a privati, certamente per riguardo verso quei privati stessi, ma
                           anche nella consapevolezza che la scena non poteva essere abbandonata; ne
                           sarebbe andato della saldezza di tutta la famiglia e delle prospettive di suc-
                           cessione del figlio, in un principato e con una dinastia non ancora accettati
                           come realtà irreversibili.
                             Così, Tiberio chiese al senato di decretare funerali solenni, ovviamente a
                           spese pubbliche, per la morte del consolare e suo amico P. Sulpicio Quiri-
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                           no ; nel caso di Clutorio Prisco, poi, l’imperatore arrivò allo scontro con il
                           consesso senatorio. Si trattava di un poeta di rango equestre, condannato a
                           morte nel 21 dal senato in quanto si era espresso su Druso II, in occasione di
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                           una sua malattia, in una maniera ritenuta offensiva . Tacito attesta il risen-
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                           anche Cassio Dione: ἄνευ τῆς ἑαυτοῦ γνώμης); è però Cassio Dione a preci-
                           sare con chiarezza maggiore che Tiberio fece in quell’occasione stabilire che
                           tra una condanna a morte emanata dal senato e l’attuazione della stessa do-
                           vesse  necessariamente  trascorrere  un  intervallo  di  tempo  di  almeno  dieci
                           giorni, così che l’imperatore potesse avere il tempo di esserne informato ed
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                           eventualmente impedirla .
                             L’anno 22 registrò una lunga lettera di Tiberio al senato sull’ipotesi di
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                           leggi  suntuarie:  vi  era  contenuta  la  sostanziale  contrarietà  a  riguardo .  A
                           questo intervento nell’ambito sociale, fece seguito un’altra richiesta epistola-
                           re: Tiberio si preoccupava di far ottenere al figlio Druso II ciò che ancora
                           mancava  per  rendere  palese  la  sua  volontà  in  merito  alla  successione.
                           L’imperatore, nell’intento di far desistere eventuali concorrenti troppo ambi-
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                           ziosi (sic cohiberi pravas aliorum spes) , chiese infatti al consesso di confe-
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                           rire a Druso II la tribunicia potestas .

                             9  In questo senso anche una fonte ostile come Suet., Tib. 30; 32.1; 67.3.
                             10  Tac., Ann. 3.48.1.
                             11  Tac., Ann. 3.51.1; Cass. Dio, 57.20.3 s.; cfr. LEVICK, 1999 , p. 112; PETRINI, 2008.
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                             12  Cfr. SEAGER, 2005 , p. 131 s.
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                             13  Tac., Ann. 3.52 e 54; cfr. LEVICK, 1999 , p. 95; SEAGER, 2005 , p. 118.
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                             14  Tac., Ann. 3.56.2.
                             15  Tac., Ann. 3.56.1 s.; cfr. LEVICK, 1999 , p. 158.
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