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38aROBERTO CRISTOFOLI
re la situazione; i senatori, tuttavia, lasciarono a Tiberio il compito di indivi-
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duare la persona più adatta .
La condotta rinunciataria del senato nei confronti delle proprie responsa-
bilità deliberative destò più volte irritazione in Tiberio; anche in quel fran-
gente l’imperatore ebbe a lamentarsene, ma non si sottrasse al compito di
istradare verso una scelta: indicò M. Lepido e Giunio Bleso come la coppia
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al cui interno individuare il successore del precedente proconsole d’Africa .
Le comunicazioni epistolari del primo soggiorno dell’imperatore in Campa-
nia finirono per vertere anche sulla volontà dell’imperatore di contestare alcuni
esiti processuali: Tiberio rimproverò i giudici per aver assolto Antistio Vetere,
un notabile romano che si era trasferito in Macedonia, e che era stato accusato di
adulterio; riportato a processo questa volta per maiestas – il capo d’imputazione
finito a lungo nell’oblìo, riesumato proprio da Tiberio, e destinato a divenire
sovrautilizzato nel corso del suo principato, prima contro i membri delle partes
Agrippinae e poi contro i vecchi alleati di Seiano dopo la rovina del prefetto –,
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Antistio Vetere fu condannato all’esilio in un’isola sperduta .
Roma faticava non poco ad abituarsi ad una gestione a distanza da parte
di un imperatore: del resto il principato stesso era un’istituzione nuova, e
l’esempio di Augusto – il quale, allo stesso modo dei consoli repubblicani, si
era allontanato da Roma solo per condurre le guerre o le missioni diplomati-
che – non aveva ancora indotto a prendere in considerazione questa opzione.
Il passo verso una malcelata critica nei confronti del modo in cui Tiberio
esercitava il potere fu breve: Tacito ci informa che l’imperatore era biasi-
mato perché passava il tempo a leggere quanto denunciavano i delatori re-
standosene imperturbabile in Campania, mentre sulla scena c’erano emer-
genze anche belliche, causate dagli Edui (esasperati per i debiti e aizzati da
Giulio Sacroviro) e dai Treveri (sobillati da Giulio Floro), e perfino le Spa-
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gne erano inquiete .
La vicenda degli Edui ebbe comunque lo stesso approccio: l’imperatore,
il primo a sapere del buon esito della repressione, dalla Campania epistolar-
mente lo comunicò al senato, che al contrario era evidentemente all’oscuro
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di molte vicende, almeno inerenti alle province .
L’assenza di Tiberio da Roma dovette far presumere al senato che un at-
teggiamento improntato al desiderio del suo ritorno sarebbe stato quello che
l’imperatore si attendeva per decidere di far rientro nell’Urbe: ma i patres si
sbagliavano. Decretarono infatti per il suo ritorno voti, preghiere ed altri
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4 Tac., Ann. 3.32.2; cfr. LEVICK, 1999 , p. 108 s., 131 s.; SEAGER, 2005 , p. 110 s., 143 s.
5 Tac., Ann. 3.35.1; cfr. LEVICK, 1999 , p. 109.
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6 Tac., Ann. 3.38.2; cfr. LEVICK, 1999 , p. 198; SEAGER, 2005 , p. 131.
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7 Tac., Ann. 3.44.1; cfr. LEVICK, 1999 , p. 132 s.; SEAGER, 2005 , p. 140 s.
8 Tac., Ann. 3.47.1; cfr. LEVICK, 1999 , p. 112.
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