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246aALISTER FILIPPINI

                           (gli «eccellentissimi tra i senatori», τοὺς κρατίστους τῶν βουλευτῶν, secon-
                           do Dione) che il padre aveva inteso lasciargli quasi tutori (ἐπιτρόπους; cu-
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                           stodes secondo la HA) , e una strategia diplomatica di compromesso ‘pacifi-
                           sta’, auspicata da più parti. In quei mesi si riaprirono, in modo progressivo,
                           le trattative tanto con i Marcomanni, stremati dalla guerra, quanto con i li-
                           mitrofi Quadi, Iazigi, Buri e Vandali; Commodo decise peraltro di abbando-
                           nare gli avamposti fortificati (phrouria) in territorio nemico (ELG 67). Ci fu
                           allora un accordo persino con i ‘liberi’ Daci (ELG 68): a questi ultimi, cac-
                           ciati dalle loro sedi in numero di 12.000, il nuovo legato delle tres Daciae,
                           l’esperto  consolare  Vettius Sabinianus,  promise  di  trovare  una  zona
                           d’insediamento all’interno della provincia romana; tale episodio pare tanto
                           più significativo se paragonato all’espulsione traianea dei Daci e soprattutto
                                                                                  94
                           alle trattative svolte da Cornelius Clemens (vd. supra, § 6.2.4) . Per quanto
                           negli anni Ottanta del II secolo si riaccendessero talora conflitti armati intor-
                           no al Grande Alföld, tra la Sarmazia e la Dacia, l’obiettivo prioritario del re-
                           gime commodiano era diventato il mantenimento della pax e la difesa con-
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                           servativa del limes danubiano .


                           7. Conclusioni. ‘I sogni muoiono all’alba’

                             Due principes – sulla cui diversità caratteriale le fonti insistono con enfa-
                           si  –  avevano  avuto  una  formazione  simile,  ricevendo,  in  buona  parte,  gli
                           stessi maestri di retorica e filosofia, persino gli stessi comites. Il solo Marco
                           aveva  però  frequentato  alcuni  senatori-filosofi  stoici  –  soprattutto
                           l’intransigente Iunius Rusticus – che avevano forse contribuito, con il loro
                           rigorismo morale, ad accentuare la rigidità, di pensiero e d’azione, del futuro
                           imperatore (duritia, unita all’apatheia stoica). In occasione della guerra par-
                           tica, Lucio Vero aveva dimostrato versatile duttilità, selezionando i più ca-
                           paci generali dell’epoca (non soltanto i consolari già navigati dell’epoca di
                           Pio, ma anche un nucleo di ‘giovani leoni’) e rifiutando di inseguire i ‘mi-
                           raggi’ di Traiano; aveva sperimentato una linea di utile compromesso, tipica
                           dell’avveduta  diplomazia  ‘pacifista’  di  Adriano,  tanto  sull’Eufrate,  con  i
                           Parti, quanto sul Danubio, con i Sarmati Iazigi. Vero avrebbe voluto eserci-
                           tare la stessa prassi di governo, tesa a una difesa conservativa del limes, an-
                           che nel conflitto con i Marcomanni e i Quadi (vd. supra, § 6.1.2).


                             93  Commodo e i ‘tutori’ di suo padre: Cass. Dio, 72.1.2 (via Xifilino); cfr. HA Comm. 2.6, 3.1.
                             94  Cass. Dio, 72.2 (ELG 67: Marcomanni, Quadi, Iazigi, Buri, Vandali), 72.3 (ELG 68:
                           Buri, Daci).
                             95  Guerre in area danubiana sotto Commodo: Cass. Dio, 72.8.1 (al di là della Dacia); HA
                           Comm. 6.1 (Sarmazia), 13.5 (Dacia).
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