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MARCO SUL DANUBIO TRA FOSFORO E MIELE. L’IMPERATORE E I SUOI COMITESa217
diletto. Erode aveva replicato che l’impassibilità (apatheia) predicata dagli Stoi-
ci pareva a lui disumana e rischiava di produrre effetti paradossali; la sua piccata
reazione andava però al di là delle questioni personali, finendo per proiettarsi su
un piano ideologico più ampio. Il contrasto assumeva infatti forme più propria-
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mente pubbliche, versandosi nella cornice di un dibattito filosofico-politico .
L’episodio di Erode può datarsi al 165-170 ca., se associato alle notizie di Filo-
strato sugli analoghi moniti del filosofo stoico Sesto di Cheronea e dei Quintilii
fratres, allora fiduciari di Marco in Achaia (ca. 170-171): anche costoro avevano
severamente richiamato Erode a moderare le sue esagerate manifestazioni di
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lutto per le morti di figli e giovanetti a lui cari .
La contrapposizione tra consiglieri e senatori stoici, così influenti presso il
princeps, e altri membri del senato non doveva però riguardare il solo Erode: lo
stesso Frontone avrebbe preferito che il suo ex-allievo dedicasse maggiore stu-
dio alla retorica piuttosto che alla filosofia. Alcuni anni più tardi, al tempo
dell’Alleinregierung di Marco (ca. 169-175), sarebbero emerse obiezioni molto
dure e circostanziate, da parte di critici e dissenzienti non meglio indicati, sul
modo con cui l’imperatore, ispirato dalla filosofia stoica, intendeva condurre la
guerra germanico-sarmatica sul Medio Danubio. La HA, pur volendo giustifica-
re l’operato di Marco, offre in merito una notazione assai penetrante:
poiché Marco, formato com’era ai principi della filosofia, appariva uomo ri-
gido (durus) sia nella faticosa vita militare, sia nella vita d’ogni giorno, era
fatto oggetto di aspre critiche; ma egli sapeva sempre rispondere ai discorsi e
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agli scritti dei suoi detrattori .
Tali critiche erano di carattere politico e assumevano la forma pubblica di
orazioni e ‘lettere aperte’, alle quali l’imperatore si sentiva obbligato a ri-
spondere con pari formalità: gli scettici e gli oppositori di Marco dovevano
trovarsi in senato – dove esprimevano apertamente il proprio dissenso ri-
spetto alla ‘rigidità’ dell’imperatore e del suo entourage – e tra le ‘aristocra-
zie’ provinciali, specialmente quelle greco-orientali, lontane dalla frontiera
danubiana ma gravate da quell’imposizione fiscale straordinaria, che era
dettata dagli anni di guerra prolungata. Si trattava di quella stessa parte del
ceto senatorio che, poco tempo dopo (175), avrebbe aderito all’usurpazione
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di Avidio Cassio (vd. infra, § 5.1) .
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11 Erode Attico critico degli Stoici: Gell., N.A. 19.12; cfr. BIRLEY, 1987 , p. 64-65. Su
Erode Attico si vd. anche i contributi di L. Mecella e G. Arena in questo volume.
12 Sesto e i Quintilii criticano Erode per i suoi lutti smodati: Philostr., VS 2.1.558.
13 HA Marc. 22.5-6: Sane quia durus videbatur ex philosophiae institutione Marcus ad militiae
labores atque ad omnem vitam, graviter carpebatur, sed male loquentum vel sermoni vel litteris
respondebat. Cfr. Eutr. 8.11.1 (elogio dell’impassibilità stoica [tranquillitas] di Marco Aurelio).
14 ASTARITA, 1983, p. 100-107.