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MARCO SUL DANUBIO TRA FOSFORO E MIELE. L’IMPERATORE E I SUOI COMITESa215
Augusti, pur cresciuti nella porpora, mancavano di esperienza pratica ed era-
no sostanzialmente impreparati a gestire una crisi multifattoriale (militare,
politica, socio-economica, religiosa) di vasta portata. In definitiva, Marco e
Lucio erano sempre rimasti in Italia, strettamente legati al ridotto raggio
d’azione della corte imperiale di Antonino, e non avevano mai comandato
un’unità militare o visitato una provincia, né osservato con i loro occhi le
frontiere dell’impero. Tra I e II secolo la formazione dei principes era dipe-
sa, ovviamente, dalle decisioni autoritarie dei rispettivi padri (naturali o
adottivi che fossero): le loro carriere giovanili sono dunque indici rivelatori
della prospettiva di governo di Antonino Pio.
Il ricchissimo senatore patrizio Aurelio Arrio Antonino (ord. 120) aveva
avuto una carriera privilegiata: oltre all’amministrazione consolare di una
regio d’Italia (probabilmente l’Etruria, ca. 127-135) e al proconsolato d’Asia
(135/6), non risulta infatti che egli avesse comandato legioni, né governato
province strategiche, come avevano fatto Traiano e Adriano (persino Elio
Cesare, nel 137, aveva svolto una missione nelle Pannoniae). Con Antonino
si concludeva poi, in via definitiva, quella stagione di viaggi imperiali, che
Adriano aveva condotto per oltre un decennio (ca. 121-132); alla dromoma-
nia del restless emperor si sostituiva l’immobilismo centralista di un sovrano
sedentario, appena giustificato dalla riduzione degli oneri di accoglienza del
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comitato imperiale, gravanti sui contribuenti provinciali . Era un cambia-
mento programmatico nello stile di governo (e soprattutto nella Weltan-
schauung): il nuovo monarca, assiso al centro dell’impero, sede del senato e
della corte imperiale, intendeva governare tramite lettere, dispacci e amba-
scerie, dirigendo le province da lontano e conducendo le trattative diplomati-
che (e le guerre) per mezzo del suo consilium, della cancelleria e dei gover-
natori. I giovani principes sarebbero dunque rimasti all’ombra del palazzo.
2. Intra Urbem: fuori dal mondo, all’ombra del palazzo
Le fonti ci danno ragguagli importanti sulle personalità chiamate a corte
per provvedere all’educazione dei principes. Nel corso degli studi giovanili si
nota una significativa discrepanza tra i maestri assegnati a ciascuno dei due:
alcuni di essi furono comuni a entrambi, come i celebri retori e senatori Fron-
tone (M. Cornelius Fronto, suff. 142) ed Erode Attico (Ti. Claudius Atticus
Herodes, ord. 143), grandi maestri di eloquenza nelle due lingue, nonché i fi-
losofi stoici Apollonio di Calcedone e Sesto di Cheronea (nipote del famoso
6 HA Ant. P. 7.11.