Page 113 - 3613-495-3 Mecella, Galimberti, Open A
P. 113
DA ANTIOCHIA A ELEGEIA. TRAIANO, I PARTI E IL GOVERNO DELL’IMPERO EXTRA URBEMa111
40
dunque eretta una statua per segnare i limiti della sua avanzata. Il senato gli
votò il trionfo e molti altri onori; un’emissione recava la legenda FORT(una)
RED(ux), augurando un sicuro ritorno in Italia dell’imperatore che tuttavia
mai avvenne. Traiano però non aveva ancora concluso il suo soggiorno
orientale: raggiunse Babilonia dove trovò una situazione esplosiva. Era in-
fatti scoppiata una rivolta per iniziativa di Sanatruce – un altro nipote di
Osroe – che era stato nominato re d’Armenia in esilio al posto di Partama-
siri; la ribellione si era pericolosamente diffusa in diverse località
dell’Armenia e della Mesopotamia. Furono mobilitate ben tre legioni agli
ordini di Tito Giulio Massimo, Lusio Quieto (che riconquistò Nisibi ed
Edessa) e del comando congiunto di Erucio Claro e Giulio Alessandro (che
catturarono e diedero alle fiamme Seleucia). Traiano si unì in un secondo
momento e Sanatruce morì in circostanze sospette. Nonostante il successo,
l’Armenia era ancora sotto la minaccia del figlio di Sanatruce, Vologese.
Traiano quindi accettò un armistizio, rientrò a Ctesifonte e incoronò Par-
tamaspate, figlio di Osroe, re di Partia, il quale pubblicamente fece atto di
obbedienza a Traiano, confermando così il suo status di re cliente, subor-
41
dinato all’imperatore .
Si diresse quindi a nord, verso Hatra, che si era anch’essa ribellata, il cui
possesso era indispensabile per ristabilire il dominio romano al di là del Ti-
gri: l’assedio fallì e Traiano dovette ritornare sui suoi passi. Dovette quindi
ripiegare verso Antiochia mentre la sua salute iniziava a vacillare. Nel frat-
tempo, approfittando dei disordini ad Oriente, un gran numero di Giudei
della diaspora (Cirene, Cipro, Mesopotamia) si ribellò. Traiano avrebbe vo-
luto ripartire per la Mesopotamia di nuovo, ma fu costretto a rinunciare per
le sue precarie condizioni di salute. Decise dunque di far ritorno a Roma per
celebrare il trionfo partico, consegnando ad Adriano in Siria il comando del
fronte orientale: come è noto, non giunse mai a Roma perché si spense poco
dopo (il 16 agosto del 117) a Selinunte in Cilicia.
L’ultima grande spedizione di Traiano, la spedizione partica, mise ben in lu-
ce una serie di cose: che la spedizione fu a lungo preparata e meditata non solo a
Roma ma anche lontano da Roma; che l’imperatore si era impegnato, oltre che
sul fronte bellico, in un’intensa attività diplomatica che non appare mai di-
sgiunta dagli eventi ‘internazionali’; che poteva disporre di un’organizzata ed
efficiente rete di legati che operavano alle sue strette dipendenze; che i nuovi
territori via via acquisiti erano rapidamente trasformati in province o annessi
40 Ancora visibile nel VI secolo (Iord., Rom. 268).
41 BMC 1054. Traiano scrisse al senato che «Così vasto e infinito è questo regno [scil. dei
Parti], e tanto incommensurabile la distanza che lo divide da Roma, che non abbiamo la forza
per opporci ed amministrarlo. È opportuno invece essere presenti con un re che è soggetto a
Roma» (Io. Mal., Chron. 11.6 [207 9-12 Thurn]).