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104aALESSANDRO GALIMBERTI
poi era diventata una prerogativa di Roma – aveva offeso Traiano e, a prima
vista, lo aveva indotto a scatenare una guerra intempestiva contro i Parti in-
vece di ricorrere alle consuete armi della diplomazia che sino ad allora ave-
vano procurato vantaggi ad ambedue le parti. Le nostre fonti, del resto, non
fanno cenno ad un’eventuale minaccia proveniente dalla Partia: piuttosto O-
sroe, re dei Parti, proprio in quel momento era in difficoltà a causa di una fe-
roce contesa dinastica, e dunque non è affatto escluso che Traiano abbia
colto in questo momento di debolezza una formidabile occasione per cercare
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lo scontro. Non è da escludere infine la ‘megalomania’ , oltreché di Traiano
stesso, anche del suo entourage, formato in prevalenza da viri militares, che
vedevano di buon’occhio la possibilità di aumentare il proprio prestigio ri-
coprendosi di gloria. Tuttavia, l’accusa a Traiano di megalomania appare
quantomeno sproporzionata agli occhi di alcuni suoi contemporanei,
senz’altro molto benevoli: egli piuttosto si faceva un punto d’onore di evitare
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ostilità ogni qual volta ne fosse in grado ; questo giudizio appartiene però ai
primi anni del suo principato e quindi non è facilmente estensibile agli ultimi
anni di governo. Vero è che Traiano evitò sempre accuratamente la pletora di
titoli tanto cari a Domiziano, ma è vero anche che dopo le campagne daciche
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lo stesso Traiano fece sfoggio, per dir così, dei propri meriti militari . Non
va poi mai dimenticato che nell’immaginario del nostro imperatore (e non
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solo nel suo) l’imitatio Alexandri era sempre d’attualità : la maggior parte
dei viri militares aveva ben più di trent’anni e fino ad allora non era riuscita
ad avvicinare minimamente i trionfi orientali di Alessandro; Traiano poi era
ben consapevole che il Macedone aveva stabilito di discendere da Zeus ed
Eracle: Giove ed Ercole erano stati allo stesso modo privilegiati più di ogni
altra divinità da Traiano.
In ogni caso le lotte dinastiche partiche diedero un contributo determi-
nante nello spingere Traiano ad organizzare una spedizione militare in gran-
de stile: tre circostanze mostrano meglio di altre considerazioni i piani
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dell’imperatore . Già nell’aprile del 112 Traiano aveva affidato il comando
delle legioni di Siria ad Adriano: come è noto, Antiochia era da sempre stata
la base delle operazioni in Oriente e dunque il comando al fidatissimo
Adriano (era suo cugino acquisito per via del matrimonio con Vibia Sabina)
significava affidare ad un uomo di fiducia la preparazione logistica della
guerra partica. In secondo luogo, la monetazione del 111-112 è caratterizzata
da temi militari che annunciano l’imminente partenza dell’imperatore per
7 Cfr. BENNETT, 1997, p. 192.
8 Plin., Pan. 16.1; Dio Chrys., 1.27.
9 BELLONI, 1974.
10 ZECCHINI, 1984, p. 195-212.
11 BENNETT, 1997, p. 192-193.