Page 9 - 3613-495-3 Mecella, Galimberti, Open A
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PREMESSAa7

                           Pompeiano  per  convincere  Commodo  a  proseguire  la  guerra  sul  Danubio,
                           «Roma è là dov’è l’imperatore» (che, non a caso, dà anche il titolo a uno dei
                           contributi  qui  pubblicati),  viene  significativamente  riproposta,  sostanzial-
                           mente identica, da Mamertino nel suo panegirico a Massimiano: celebrando
                           l’incontro  dell’Augusto  con  Diocleziano  avvenuto  a  Milano  nell’inverno
                           290/1,  il  retore  rappresenta  Roma  ancora  come  domina gentium,  ma  non
                           manca di rilevare come l’Urbe abbia ormai ceduto alla città cisalpina l’onore
                           di godere di una maestà simile alla propria, generando l’impressione che «la
                           capitale dell’impero fosse là dove si erano incontrati i due imperatori» (Pan.
                           Lat. 3[11].12.1-2, trad. Lassandro).
                             È proprio durante i tormentati decenni del III secolo che si assistette, in-
                           fatti, non solo al progressivo spostamento del baricentro politico e ammini-
                           strativo della Penisola (l’età di Gallieno, da questo punto di vista, merita an-
                           cora di essere studiata a fondo), ma anche all’affermazione di una geografia
                           del potere – su larga scala – ormai definitivamente policentrica. L’epoca se-
                           veriana, con Caracalla soprattutto, era rimasta saldamente ancorata all’idea
                           di  Roma  quale  unica  e  insostituibile  sedes imperii:  le  lacrime  di  Giulia
                           Domna di fronte al progetto di una possibile divisione dell’ecumene, con una
                           seconda capitale ad Alessandria, assurgono, nel racconto di Erodiano (4.3.5-
                           9), a simbolo di un intero universo di pensiero; ma già il principato di Mas-
                           simino Trace, con la permanente assenza dell’imperatore dall’Urbe, aprì di
                           fatto la strada ai tempi nuovi. Sebbene la storiografia più recente abbia ten-
                           tato di superare l’idea di una crescente marginalizzazione di Roma (perlo-
                           meno dall’età tetrarchica agli Ostrogoti), valorizzando il rapporto che la ca-
                           pitale tiberina, insieme al suo senato, seppe comunque mantenere con i di-
                           versi detentori del potere, resta fermo che la proliferazione delle residenze
                           imperiali a partire dalla seconda metà del III secolo e l’ascesa di Costantino-
                           poli in Oriente abbiano rappresentato dei punti di cesura la cui portata non
                           può essere sottovalutata.
                             Se il processo di trasformazione appare pertanto prioritariamente legato ai
                           turbamenti della cd. anarchia militare, alcuni prodromi possono essere rin-
                           tracciati già nell’età precedente. È senz’altro Tiberio, con il suo ritiro a Ca-
                           pri, il primo imperatore ad allontanare il centro del potere da Roma, creando
                           di fatto un nuovo modello di governo extra Urbem. Rimarrà certo, almeno
                           fino ad Adriano, un esperimento in larga misura isolato, ma non per questo
                           meno importante. Peraltro, sebbene nel I secolo d.C. i viaggi imperiali nelle
                           province siano stati ancora piuttosto infrequenti, il carattere itinerante della
                           corte è divenuto in prosieguo di tempo sempre più pronunciato. È vero che
                           di Antonino Pio la Historia Augusta poteva ancora dire che non si fosse mai
                           allontanato da Roma se non per raggiungere le proprie tenute in Campania
                           (HA Ant. P. 7.11-12); ed è anche vero che uno schema simile si ripropone
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