Un infinito che non comprendiamo
ISBN | 978-88-6274-017-3 |
---|---|
Numero in collana | 14 |
Collana | In forma di parola / ISSN 2611-6014 |
Autore | Chiara Fenoglio |
Pagine | XL-284 |
Anno | 2008 |
In ristampa | No |
Descrizione | Un infinito che non comprendiamo |
Nota al testo • Ringraziamenti • Introduzione • Lamennais: la religione culla dei popoli • Il «celebre Muratori»: Cristianesimo e felicità • Polignac: gli animali come specchio dell’uomo • Fénelon: concepire chiaramente il nulla • Indice dei Nomi
Questo libro mira a evidenziare il debito filosofico e poetico di Leopardi verso alcune fonti cattoliche settecentesche. Inizialmente allineato alle posizioni apologetiche che vedevano nel cristianesimo una finzione persuadibile, Leopardi approda poi a una filosofia in cui il retroterra cattolico, contaminandosi con le più aggiornate versioni del sensismo, perde ogni connotazione teologica, e assume un tratto distintivo eminentemente antropologico. Il mito della chiesa primitiva coincide con l’ideale caro a Leopardi di civiltà media, realizzazione del sogno di un mondo remoto e più bello del nostro. Il dibattito filosofico-teologico su animali e piante senzienti giunge a Leopardi in tutta la sua freschezza e costituisce uno dei fondamenti della sua filosofia del sentire. La tradizione mistica del coup d’œil, che “suffit pour aperçevoir la main qui fait tout”, sostanzia l’intuizione dell’“occhiata onnipotente” capace di individuare i misteri più profondi nel “laberinto della natura”. Evitando di concludere avventurosamente a favore di una improbabile religione leopardiana, l’autrice mostra come le fonti religiose vengano rielaborate in una direzione speculativa e sempre funzionale al “sistema”. Il libro offre così un contributo essenziale per la ricostruzione delle radici filosofiche del pensiero e della poesia di Leopardi.
Chiara Fenoglio si è laureata nel 2001 a Torino con Giorgio Ficara. È dottore di ricerca in Italianistica e collabora con il Dipartimento di Scienze Letterarie e Filologiche dell’Università di Torino. A Leopardi e a Montale ha dedicato la maggior parte dei suoi studi.