Traduzioni da Senofonte e Plutarco
Premessa • Abbreviazioni bibliografiche • Introduzione: 1. La trasmissione della tetralogia spartana • 2. La trasmissione della Cyri Paedia • 3. Traduzioni e testi greci • 4. Le cinquecentine senofontee • 5. Lingua • 6. Criteri editoriali • Testi: Xenophontis Atheniensis Liber de Republica Lacedaemoniorum • Oratio de laudibus Agesilai regis • Plutarchi Chaeronensis • Lycurgi vita • Numae vita • De utroque iudicium • Xenophontis Atheniensis De Paedia Cyri regis Persarum libri VIII • Tavole
Nel 1429 il giovane Francesco Filelfo (1398-1481) si recò a Firenze, chiamato da Palla Strozzi e Leonardo Bruni, per insegnare allo Studio. Vantava un’ottima conoscenza della lingua greca grazie ai sette anni trascorsi a Costantinopoli, dove aveva non solo sposato la figlia di Giovanni Crisolora, ma anche studiato, insieme a Bessarione, con Giorgio Crisococca, cosicché si proclamava il più grande grecista del tempo in Occidente. Durante il soggiorno fiorentino tradusse la Respublica Lacedaemoniorum e l’Agesilaus di Senofonte, dedicati nel 1430 insieme al Lycurgus e al Numa di Plutarco al cardinale Niccolò Albergati. Per la sua ultima e più estesa opera versoria Filelfo tornò a Senofonte, con la Cyri Paedia compiuta nel 1467. Queste traduzioni furono fra i primi incunaboli a essere stampati (la Cyri Paedia nel 1477, le vite plutarchee già nel 1470) e videro numerose ristampe. La traduzione filelfiana della Paedia fu per quasi mezzo secolo l’unica versione a stampa in cui l’Europa rinascimentale potesse leggere questo Fürstenspiegel, e venne ancora ristampata per vari decenni nelle edizioni bilingui del testo senofonteo. Questo volume, nel fornire un’edizione critica delle versioni filelfiane, documenta la genesi e l’evoluzione del testo di un considerevole corpus omogeneo rimasto finora quasi inaccessibile nella sua forma originale, poiché le stampe cinquecentine, con interventi successivi, hanno alterato nel corso della loro lunga fortuna il dettato di queste traduzioni, pur sempre presentate come il lavoro ‘di Filelfo’.