Teofilo Folengo tra la cella e la piazza
ISBN | 88-7694-027-8 |
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Numero in collana | 02 |
Collana | Contributi e proposte ISSN 1720-4992 |
Autore | Mario Chiesa |
Pagine | 208 |
Anno | 1988 |
In ristampa | No |
Descrizione | Teofilo Folengo tra la cella e la piazza |
Avvertenza bibliografica: La tradizione linguistica e letteraria cristiano-medievale nelle «Macaronee» • Dai cantari dell’infanzia di Orlando all’«Orlandino» e al «Baldus» • 1526: Folengo e le sue «scorte» • APPUNTI E SCHEDE: Cingar sciebat zaratanare • Un’antologia folenghiana • Del «rozzo parlar» • Sulla letteratura «alla bulesca» • Schede • Folengo e Ruzzante • Indici • Indice dei luoghi folenghiani discussi • Indice delle parole e delle locuzioni discusse • Indice dei nomi e delle opere anonime • Indice generale
Don Teofilo Folengo, monaco benedettino e poeta macaronico, in suoi presunti ritratti compare ora scarno e ascetico, ora pingue e gaudente. Questa contraddittoria iconografia può essere presa come emblema del dilemma davanti al quale si trova il lettore della sua opera: un nodo critico folenghiano è infatti sempre stato conciliare almeno due immagini del poeta (se si rinuncia a seguirlo quando nel Chaos del Triperuno si moltiplica in tre personalità): l’umanista cultore di Virgilio e il curioso lettore di stampe di poche carte vendute "ad pillastra Samarchi"; l’asceta che proclama l’esigenza di tornare alle origini della vita monastica e il crapulone davanti al fiasco e al piatto "gnoccorum smalzo lardoque colantum"; il poeta del Baldus e dell’Orlandino che non sfiora soltanto l’osceno e il poeta dell’umanità e delle altre opere sacre nelle quali interviene sui temi agitati dai riformatori. Anche all’autore di questo libro – convinto che, se è operazione complessa riunirle in una visione d’insieme, il problema però non si risolve rimuovendo una o l’altra delle immagini che il Folengo ci dà di sé stesso, - l’opera folenghiana ha imposto due filoni d’indagine: così il saggio più vecchio indaga sui riflessi della formazione monastica nell’opera macaronica e quello più recente sulla partecipazione di don Teofilo alle vicende religiose degli anni Venti del secolo XVI; gli altri capitoli sono il risultato di ricerche sulle svariate mense alle quali si sono cibati Merlin Cocai e Limerno Pitocco: i cantari popolari che hanno offerto spunti per l’Orlandino e attraverso l’Orlandino hanno ispirato uno degli episodi più interessanti del Baldus; la letteratura pavana e quella alla "bulesca", il furbesco e i testi popolareggianti, che hanno tutti suggerito qualcosa al "bellissimo e ingegnosissimo autore di molte lingue".
Mario Chiesa è ricercatore nel Dipartimento di Scienze Letterarie e Filologiche dell'Università di Torino, segretario di redazione del "Giornale storico delle letteratura italiana"; ha collaborato con scritti sulla letteratura del Rinascimento, sul Manzoni, sulla poesia dialettale, a "Lettere Italiane", "Filologia veneta", "Diverse lingue", "Studi Piemontesi"; ha pubblicato la Macarronea contra macarroneam Bassani di G. G. Alione (Torino 1982); con Giovanni Tesio ha curato le antologie Il dialetto da lingua della realtà a lingua della poesia (Torino 1978) e Le parole di legno (Milano 1984).