Tempo di raccontare
ISBN | 88-7694-377-3 |
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Numero in collana | 41 |
Collana | Contributi e proposte ISSN 1720-4992 |
Autore | Stefano Giovannuzzi |
Pagine | 220 |
Anno | 1999 |
In ristampa | No |
Descrizione | Tempo di raccontare |
1939 - 1956 «La poesia non esiste» • CONGEDO DAGLI ANNI TRENTA: CRISI DELLE POETICHE E CRISI DELLA SCRITTURA • POESIA, PROSA, RACCONTO: LE INCERTE STRATEGIE DEI PRIMI ANNI QUARANTA • GLI ANNI DEL DOPOGUERRA: IL ROMANZO SUBìTO • MECCANICA DELLA DISTRUZIONE DELLA POESIA: FARFALLA DI DINARD DI MONTALE
La prosa e il racconto possono servire per sottoporre a verifica la poesia in modo indiretto e controllato? A partire dalla seconda metà degli anni trenta questa è la speranza o l'illusione di molti poeti italiani: nel momento in cui il canone lirico prevalso all'inizio del decennio comincia a mostrare crepe, proprio i responsabili della formalizzazione più spinta della poesia (Gatto, ad esempio) sono i primi a saltare il fossato del racconto. Il rischio, intuito da Luzi, è che la 'sincerità' del narrare svuoti di significato una poesia che si è interamente affidata alla convenzione formale e all'eccezionalità della lingua. Esattamente quello che accade negli anni quaranta e cinquanta, quando il romanzo si profila come il modello vincente e la lirica come un'eredità controversa, difficile da sostenere. I poeti faticano ad adattarsi a un quadro culturale e ideologico in movimento, in cui il primato non spetta più alla lirica. Quasi tutti (Caproni, Saba, Gatto, Sereni..) sono tentati dal romanzo, ma lo vivono con angosciosa conflittualità nei riguardi della poesia: "Ernesto" di saba si interrompe proprio perchè sta 'divorando' il Canzoniere. L'opera di Montale porta i segni delle trasformazioni in corso: "La Bufera" e "Farfalla di Dinard" - il '56 è davvero una data simbolica - tentano invano di mettere ordine e ristabilire un equilibrio, salvando un qualche spazio per la poesia, prima di abbandonarsi completamente all'orgia autodistruttiva di "Satura". Con Montale tramonta la fede in un canone lirico: nel dopoguerra non è più possibile identificare un modello forte fra le generazioni più giovani. Si apre una fase di sperimentazione senza fine che non riesce più a riformulare un codice generalmente accettato.
Stefano Giovannuzzi si è formato alla scuola di Lanfranco Caretti; ha svolto un dottorato a Pisa ed è stato borsista di post - dottorato presso l'Università di Torino. I suoi interessi si sono concentrati soprattutto sulla poesia novecentesca. È autore di un saggio su Bertolucci e di studi su Betocchi, Montale, Palazzeschi, Rosselli (sta curando gli atti di un conegno su di lei), Sereni. Se il Novecento è il campo di ricerca a cui ha rivolto maggiore impegno, non ha trascurato altri momenti della letteratura italiana. A più riprese si è dedicato a Dante e Boccaccio, su cui ha pubblicato diversi interventi. Altri sondaggi ha indirizzato su autori fra Sette e Ottocento: Carlo Gozzi, Leopardi, Manzoni, De Sanctis. Di Gozzi ha recentemente curato la riedizione di alcune delle "FIabe".