Sotto gli ippocastani. Storie quasi vere di luoghi quasi inventati

Ora una bell'ombra compatta è tornata a rinfrescare l'Estate dei coccagnardi, i quali, ormai riconciliati col destino, sono tornati a raccontare storie all'ombra degli ippocastani. Storie di ieri che rivivono a spezzoni, in frasi gergali, in allusioni appena accennate, in fatti narrati a più voci e che, di conseguenza, vengono ricomponendosi in mosaici, le cui tessere sono legate alla sopravvivenza dei vecchi coccagnardi. Storie soggette all'usura del tempo e che, di anno in anno, vengono disarticolandosi con la scomparsa di questa o quella persona. La scomparsa di persone anziane quindi non ascia solo un vuoto negli animi di chi ha voluto loro bene, ma anche nella tradizione, nella memoria collettiva. Storie che forse è necessario strappare all'effimera tradizione orale, per fissarle sulla carta, nella speranza che riescano meglio a sfidare l'usura del tempo. Ed è questo il senso di questo tentativo, anche se l'operazione comporta inevitabilmente, l'arbitrio di riempire a talento i vuoti provocati dall'implacabile trascorrere del tempo.