ISBN | 978-88-3613-167-9 |
---|---|
Numero in collana | 05 |
Sottocategoria | Letteratura italiana |
Collana | Filologia e Letteratura italiana. Studi e testi ISSN 2723-9926 |
Autore | Francesco Algarotti |
Curatore | Martina Romanelli |
Pagine | 136 |
Anno | 2021 |
In ristampa | Sì |
Il Saggio sopra la rima è un documento piuttosto fedele del suo tempo: scritto in un’Italia post-barocca, che cerca di riconquistare un’identità forte e definita di fronte soprattutto all’egemonia francese, si inserisce a pieno titolo nei dibattiti a tema metrico e stilistico che interessano i maggiori centri culturali europei. Quello che ne fa un’operetta originale è forse l’ottica con cui il suo autore, Francesco Algarotti, sceglie di passare al vaglio gli strumenti del mestiere di poeta. Mettere in discussione la tenuta del sistema metrico, spingendo per affermare la superiorità della scrittura in sciolti sulle forme chiuse della tradizione, oppure dubitare del lascito dei grandi poeti del passato (in primis Dante e Petrarca) è infatti solo il primo passo verso ben altri interrogativi, assai meno ‘addomesticati’. È così che nel Saggio, testo apparentemente facile e d’occasione, Algarotti lascia filtrare una riflessione sulla necessità di plasmare un nuovo modello retorico, che possa dirsi capace, per quanto possibile, di resistere alla fragilità strutturale del linguaggio letterario o di ogni codice comunicativo, fino a domandarsi se sia possibile riconoscere o intuire cos’è la poesia.
Francesco Algarotti (Venezia, 1712 – Pisa, 1764) è uno dei più noti poligrafi del Settecento italiano ed europeo. Attivo partecipe del clima culturale del suo tempo, in contatto con i maggiori centri politici e intellettuali dell’Europa illuminista, fu tra i primi divulgatori delle teorie newtoniane ed ebbe interessi a dir poco poliedrici, che si tradussero tutti in un costante impegno di scrittura. Le sue opere, pubblicate e rielaborate nell’arco di un trentennio, spaziano infatti in diverse discipline: si pensi a testi come il Saggio sopra la pittura, i sei Dialoghi sopra l’ottica neutoniana, i Viaggi di Russia o i Pensieri diversi. Ai vari scritti di estetica, come il Saggio sopra la rima, cercò soprattutto di affidare una riflessione sul presente, sullo stato di salute delle forme della letteratura e della scrittura poetica, aspirando infine a ridefinire la fisionomia dell’intellettuale moderno.
Martina Romanelli è Dottore di Ricerca in Filologia, Letteratura italiana, Linguistica (curriculum internazionale di Italianistica). I suoi interessi vertono sulla letteratura sette-ottocentesca e sulla teoria della traduzione in età moderna. Ad Algarotti ha dedicato le sue ricerche di dottorato e alcuni saggi su rivista; ha inoltre curato i frammenti inediti dal Bellum civile petroniano (2019) e della Sinopsi di una introduzione alla Nereidologia («LEA – Lingue e Letterature d’Oriente e d’Occidente. Serie speciale “Quaderni di LEA – Scrittori e Scritture d’Oriente e d’Occidente”», 5, Firenze, FUP, 2021). Si è occupata di Giacomo Leopardi, con una monografia («Ancor che tristo / ha suoi diletti il vero». Una lettura di ‘Zibaldone’ 2999, Firenze, Sef, 2018) e dei contributi in rivista e in volume; è autrice di saggi su autori della terza generazione come Piero Bigongiari, Mario Luzi e Giuseppe Dessí.