Quando San Secondo diventò giacobino
ISBN | 88-7694-412-5 |
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Numero in collana | 05 |
Collana | Forme e percorsi della storia / ISSN 2612-5587 |
Curatore | Giuseppe Ricuperati |
Pagine | 472 |
Anno | 1999 |
In ristampa | No |
Descrizione | Quando San Secondo diventò giacobino |
G. Ricuperati, Introduzione • E. C. Pia, B. A. Raviola, La Repubblica astese e i moti del Piemonte meridionale. Cro-nologia essenziale dal giugno al settembre 1797 • G. Griseri, Lo Stato sabaudo dall’armistizio di Cherasco al 1798 • A. Merlotti, Nobiltà e sociabilità aristocratica ad Asti nel Settecento • P. Bianchi, Una piazzaforte sabauda: esercito, difesa e controllo sociale ad Asti nel Settecento • M. T. Silvestrini, Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa ad Asti nel Settecento • D. Balani, Da uomini di legge a giacobini: un percorso possibile • F. Benzi, Utopia e coraggio di una minoranza: gli avvocati giacobini • B. A. Raviola, Le rivolte sincrone del luglio 1797 nel Piemonte meridionale • A. Di Benedetto, La “repubblica” di Vittorio Alfieri • E. Claudio Pia, Stefano Giuseppe Incisa, testimone e cronista • A. M. Rao, Martiri o “mestatori”: i giacobini italiani • P. del Negro, La caduta della Repubblica di Venezia • M. Broers, La crisi delle comunità piemontesi tra ancien régime e impero napoleonico • M. Violardo, Il notabilato piemontese tra la fine dell’antico regime e l’età napoleonica •Indice dei nomi
Il titolo del libro si riferisce a una vicenda significativa capitata all’interno del breve episodio della Repubblica di Asti nel luglio 1797. Anche San Secondo, protettore della città, fu coinvolto nell’esperienza rivoluzionaria destinata ad accendersi e spegnersi nell’arco di una decina di giorni. Le cronache narrano infatti che uno dei protagonisti dell’avventura democratica avesse cancellato la parola “nobile” dalla statua del Santo custodita nella cattedrale. Questo puntualmente gli sarebbe stato contestato, fra gli altri reati, per giustificare la morte. In realtà il volume mostra efficacemente che il tempo breve di un avvenimento, sia pure eccezionale e carico di una tensione politica che sembrava voler riassumere tutte le possibilità di un convulso laboratorio ideologico, acquista spessore e significato solo se si cercano le ragioni profonde, come hanno fatto gli autori di questi saggi, in tempi medi e lunghi, intrecciando gli interrogativi della storia politica a quelli della storia sociale, culturale e religiosa. E’ un modo efficace per sfuggire alla “retorica dello stupore” che rischia di diventare dominante nella celebrazione degli eventi ed un invito infine a riportare i contesti locali ad una dimensione di confronto nel tempo e nello spazio.