Le glosse all’«Enchiridion» di Byrhtferth nel ms. Oxford, Bodleian Library, Ashmole 328
ISBN | 978-88-6274-456-0 |
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Numero in collana | 32 |
Collana | Bibliotheca Germanica. Studi e testi / ISSN 2240-6530 |
Curatore | Cristina Raffaghello |
Pagine | XVI-196 |
Anno | 2013 |
In ristampa | No |
Descrizione | Le glosse all’«Enchiridion» di Byrhtferth nel ms. Oxford, Bodleian Library, Ashmole 328 |
In questo volume sono state prese in esame le glosse attestate nell’Enchiridion, opera del monaco anglosassone Byrhtferð (970-1020 ca.), giunta sino a noi nel ms. Oxford, Bodleian Library, Ashmole 328 (prima metà dell’XI secolo), che ce la tramanda per intero. L’Enchiridion è un trattato redatto in inglese antico e in latino inerente al computo del tempo, sebbene siano affrontati anche altri argomenti come la grammatica, la metrica e le unità di peso. Secondo alcuni dettagli che l’autore stesso ci dà, esso risale al 1011. Sono stati considerati tutti i tipi di chiose (fonologiche, lessicali, grammaticali e di commento) presenti infra textum, in interlinea e a margine del manoscritto. Gli interpretamenta sono il frutto del lavoro svolto sia dall’autore, sia dal copista del codice. Ogni figura ha un suo ruolo preciso: Byrhtferð ha voluto soprattutto mettere in evidenza, anche nelle glosse, il fine didattico ovunque presente nella sua opera; infatti spesso - oltre alle traduzioni dei vari lemmi (inserite per lo più infra textum) – egli riporta svariati esempi per i suoi discepoli e per i lettori. D’altronde l’Enchiridion non era solo utilizzato come libro di testo per gli allievi della scuola conventuale di Ramsey, ma era destinato anche alla lettura, come l’autore sottolinea più volte. Diverso è invece il ruolo del copista, il quale inserisce esclusivamente le chiose interlineari e/o marginali; prestandosi per lo più a tradurre i lemmi o a renderli con dei sinonimi in latino e/o in volgare. I contributi di entrambi si completano a vicenda, fornendo al pubblico moderno un esempio di perfetta integrazione tra le due lingue maggiormente in uso nell’Inghilterra dell’XI secolo: l’anglosassone e il latino.
Cristina Raffaghello è laureata in Lettere Moderne (indirizzo linguistico-filologico) all’Università degli Studi di Torino con una tesi in Filologia Germanica dal titolo La società anglosassone attraverso il corpus giuridico da Æþelred a Canuto. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Scienze del Testo: edizione, analisi, lettura, comunicazione (sezione di Filologia e Linguistica Germanica) all’Università degli Studi di Siena (sede di Arezzo) con una tesi intitolata L’Enchiridion di Byrhtferð di Ramsey e i calendari di area anglosassone tra scienza e credo cristiano. Ha pubblicato alcuni articoli sul diritto anglosassone e sul computo del tempo in epoca medievale. Dall’anno accademico 2003-2004 è Professore a Contratto di Filologia Germanica all’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” (sede di Vercelli).