ISBN | 978-88-3613-413-7 |
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Numero in collana | 130 |
Sottocategoria | Letteratura italiana |
Collana | Contributi e proposte ISSN 1720-4992 |
Autore | Teofilo Folengo |
Curatore | Massimo Zaggia, Roberto Galbiati, Federico Baricci |
Pagine | XLVI-306 |
Anno | 2023 |
In ristampa | Sì |
La fama di Teofilo Folengo (1491-1544) è legata principalmente alle sue Macaronee: ossia alle opere che il monaco mantovano scelse di scrivere in quel particolarissimo linguaggio letterario detto macaronico, sapientissima miscela di latino e volgare, soprattutto dialettale. Nato da esperimenti faceti, ma fondati su una buona cultura umanistica, il macaronico diviene nelle mani di Folengo un raffinatissimo e duttile strumento di espressione artistica: per un lungo poema in esametri, il Baldus, e per altre opere di estensione minore, ma sempre significative, la Zanitonella, la Moscheide e una raccolta di Epigrammi, nonché per un corredo di prose di accompagnamento, esse pure in macaronico. Fin dalla prima apparizione nel 1517, in una stampa veneziana sobria ed elegante di gusto aldino, le Macaronee conobbero uno straordinario successo, non solo in Italia, ma anche, grazie al veicolo sovranazionale del latino, in Europa, influenzando molto anzitutto uno scrittore come Rabelais.
Come l’Orlando Furioso, scritto e riscritto negli stessi anni, le Macaronee uscirono in redazioni profondamente diverse, ciascuna delle quali ha una propria autonomia letteraria. Ma solo l’ultima, pubblicata postuma nel 1552, è stata ripubblicata dal 1911 in avanti, e perciò è conosciuta e studiata. Perciò è sembrato opportuno dare avvio a un progetto editoriale integrale, iniziando dalla prima redazione, detta Paganini, stampata per la prima volta nel 1517. Se ne dà qui un’edizione critica, fondata su una ricognizione diretta di tutta la tradizione a stampa, preceduta da un’Introduzione storico-letteraria, e seguita da un Glossario (ricchissimo di termini attinti ai dialetti dell’Italia del Nord) e da una Sinossi che permetta opportuni raffronti con le redazioni successive (le quali verranno stampate a breve).
Massimo Zaggia ha insegnato Filologia italiana all’Università per Stranieri di Siena e all’Università di Bergamo, e come visiting professor in Francia (a Clermont-Ferrand e Strasburgo), in Germania (a Dresda) e negli Stati Uniti (a Bloomington, Indiana). Si è occupato principalmente di volgarizzamenti trecenteschi dai classici (edizione del volgarizzamento fiorentino dalle Eroidi di Ovidio, 3 volumi, Firenze 2009-2015), di cultura umanistica in Lombardia nel Quattrocento, di intrecci fra storia politica, religiosa e letteraria nel Cinquecento (Tra Mantova e la Sicilia nel Cinquecento, 3 volumi, Firenze 2003), di Folengo (edizione delle Macaronee minori, Torino 1987).
Roberto Galbiati insegna Letteratura italiana all’Università di Torino. È stato assistente di Letteratura italiana all’Università di Basilea (2012-2019) e Humboldt Fellow alla Freie Universität di Berlino (2020-2021). Si occupa principalmente di letteratura cavalleresca italiana del Tre-Cinquecento e delle prime due redazioni del Baldus di Folengo.
Federico Baricci insegna Linguistica Italiana all’Uni-versità di Trieste. È stato assegnista di ricerca alla Scuola Superiore Meridionale di Napoli e redattore del Lessico Etimologico Italiano a Saarbrücken. Si occupa principalmente di lessicografia italo-romanza e di filologia dei testi dialettali del Cinquecento. Al lessico dialettale del Baldus di Folengo ha dedicato la monografia Saggio di glossario dialettale diacronico (A-B) del «Baldus» di Teofilo Folengo, Berlin/Boston, de Gruyter, 2022 («Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie» 474).