Camilla Cederna – Vincenza Perdichizzi, Introduzione • E. Susenna, “Il più bel fiore del teatro giacobino”. Caio Gracco de Vincenzo Monti • C. Cederna, Tra dramma e commedia: traduzioni, tradimenti, oscillazioni nel dibattito sul teatro sulla “Biblioteca Italiana” e dintorni (1816-1830) • G. Melli, Il Conte di Carmagnola tra Fauriel e Sismondi • G. Panizza, Liberare gli italici: il percorso dell’Adelchi • P. Vescovo, “Un sipario scolorato”. L’Italia, Venezia, la Storia e l’immaginazione teatrale in Ippolito Nievo • V. Perdichizzi, “Sotto il velame degli antichi eventi”. Le théâtre de Giambattista Niccolini • E. Cornez, La repubblica di un solo giorno de Marco Baliani: une étape romaine du Risorgimento sur la scène contemporaine.
Come è noto, gli scrittori dell’Ottocento svolgono un ruolo di primo piano nel processo di unificazione italiana, contribuendo a forgiare l’identità nazionale in un dibattito che, se coinvolge tutti i generi letterari, acquista risonanze maggiori per il teatro, date le modalità specifiche della sua fruizione. Infatti, in quanto luogo culturale aperto a un pubblico interclassista, il teatro si trova investito della missione pedagogica che gli era stata affidata fin dall’Illuminismo e subisce per questo il serrato controllo della censura, eluso attraverso varie pratiche, dalla regressione cronologica dei soggetti rappresentati alla circolazione clandestina delle opere vietate. Mentre sulle scene si impone il melodramma, in cui il trionfo della musica è finalmente legittimato dalla poetica romantica, i generi tradizionali entrano in crisi, evolvono e si esauriscono in un dialogo ininterrotto con i modelli, a partire dai più recenti, come la tragedia di Alfieri e la commedia di Goldoni. I contributi raccolti in questo volume mirano per l’appunto a ritessere i legami fra i “due secoli, l’un contro l’altro armato”, mettendo in rilievo gli elementi di continuità fra Illuminismo, Rivoluzione francese e Risorgimento italiano, malgrado le profonde differenze. Comune a entrambi è innanzitutto l’emergere del popolo, la cui rappresentazione a teatro comincia a imporsi nella tragedia di Vincenzo Monti, suscita le perplessità di Manzoni — inducendolo al passaggio dalla tragedia al romanzo — e trova infine piena realizzazione negli odierni spettacoli di Baliani, che continuano la riflessione sui presupposti democratici ed egualitari all’origine dei moti sette-ottocenteschi.