La ferita non chiusa

Il titolo del volume rinvia all’immagine biblica dello “stigma”, della piaga incurabile (Is. 1,5-6; Ger. 30,14) e cerca di rappresentare in modo icastico quel dissidio profondo, quella lacerazione non rimarginabile che sembra separare Spinoza e l’ebraismo in “due mondi” apparentemente irriducibili. La “ferita non chiusa” vuole richiamare anche il bellissimo versetto del Libro dei Proverbi (27,6): “sono leali le ferite inferte dalla freccia di un amico” (in ebraico: ne’ emanin pizei ohew). Del resto se l’eretico “ferisce” di una ferita senza rimedio la tradizione ebraica nei suoi più intimi convincimenti, è stato proprio l’ebraismo in cerca della propria filosofia, l’ebraismo di pensatori prestigiosi come Hermann Cohen, Leo Strauss ed Emmanuel Levinas, a lasciarsi “ferire”, a comprovare con la propria reazione, ora forzatamente aggressiva, ora più equilibrata, la bruciante attualità di una provocazione filosofica radicale e non aggirabile. La filosofia ebraica, nonostante il divieto del bando rabbinico di scomunica (‘herem), è insomma tornata a leggere Spinoza. (dalla Prefazione)