Importare letteratura: Italia e Spagna
ISBN | 88-7694-134-7 |
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Numero in collana | 06 |
Collana | Letteratura e letterarietà |
Autore | Maria Grazia Profeti |
Pagine | 240 |
Anno | 1993 |
In ristampa | No |
Descrizione | Importare letteratura: Italia e Spagna |
Le pagine qui raccolte sono molto diverse tra loro sia per gli oggetti sui quali riflettono (si va dalla letteratura dei Secoli d’Oro al romanzo rosa), sia per il taglio volta a volta adottato. L’unica linea che le accomuna è l’esser state pensate per un destinatario non necessariamente ispanista. Il primo intervento addirittura sottende la domanda: che senso ha essere ispanisti in Italia? Forse riflessione troppo pessimista e sconfortante; eppure, nonostante un certo recente risveglio di interesse, la Spagna si trascina dietro il suo riverbero di Olé e di "sangue e arena", che se mai si è cambiato ora in un barbaglio di trasgressione alla Almodóvar; ed ecco allora che si traducono quei testi che possono risvegliare suggestioni e pruriti, ma non certo gli scrittori più problematici Insomma la penisola iberica è sempre l’Altro, il "bianco muro di Spagna" che abbagliava Federico García Lorca alle cinque della sera. Eppure mai letteratura fu tanto inquietante quanto quella spagnola, tanto capace di suscitare domande o stimolare analisi; e le campionature riunite vorrebbero attestarlo. Essa appare percorsa come da un filo segreto: lo sperimentalismo letterario, il rapporto tra parola e immagine, l’assimilazione in più casi di suggestioni extra-peninsulari. Forse è colpa dell’ispanismo italiano non aver saputo rilevare e divulgare fino in fondo il valore di questo sperimentalismo, che ha radici profonde nei Secoli d’Oro, e che riaffiora nelle inquietudini del postmodernismo ispanico; perché i suoi giovani poeti e intellettuali oggi non dicono solo il disagio per la perdita di riferimenti, o l’esplosione demenziale delle contraddizioni, l’accumularsi di gerghi e di forme espressive, l’edonismo frustrante e allo stesso tempo liberatorio; ma lo dicono misurandolo in rapporto ad una tradizione che alle deviazioni e alle rotture era ampiamente abituata.