Il triangolo di Gliwice
ISBN | 88-7694-347-1 |
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Numero in collana | 12 |
Collana | L'asterisco |
Autore | Pio Bigo |
Pagine | XII-196, 17 ill. in bianco e nero |
Anno | 1998, 3a rist. 2002 |
In ristampa | No |
Descrizione | Il triangolo di Gliwice |
Presentazione di Bruno Vasari • Introduzione di Anna Bravo • Il triangolo di Gliwice • Testimoniare • 1. Infanzia e giovinezza • 2. La guerra • 3. Da partigiano combattente a deportato • 4. Mauthausen e Gusen • 5. A Gusen compio vent’anni • 6. Giorno dopo giorno, sempre peggio • 7. Trasferimento a Linz • 8. Linz III: mercato nero e bombardamenti • 9. Verso un’altra destinazione • 10. Il fumo nero di Birkenau • 11. Ad Auschwitz III incontro Primo Lev • 12. La marcia della morte • 13. I triangoli di Gliwice • 14. Buchenwald • 15. “Mi sun ’d Torre, e ’m ciamu Giuanin Prato” • 16. Ancora trasporti verso la morte • 17. Il giorno della libertà • 18. La nostra tregua: il rimpatrio • 19. A Torino, aspettando il tram n° 13 • 20. Da numeri a uomini • Una memoria lontana di Lucio Monaco • Glossario di Lucio Monaco • Indice dei nomi
Gliwice, gennaio 1945: in questa cittadina dell’Alta Slesia, importante snodo ferroviario, sede di un sottocampo di Auschwitz, i nazisti in ritirata concentrarono migliaia di prigionieri evacuati da Birkenau e da Monowitz. È una delle tappe di una tragica «marcia della morte» che si concluderà a Buchenwald. A Gliwice – Gleiwitz, come è stata ribattezzata in tedesco – avviene una delle ultime selezioni nella storia di Auschwitz: i più deboli saranno fucilati sul posto. Tra i condannati, due deportati politici italiani che hanno alle spalle una lunga trafila di spostamenti: Mauthausen, Gusen, Linz, ancora Mauthausen, Monowitz… Sarà un triangolo di stoffa rossa a salvarli, in un intreccio di casualità e di prontezza simile a quello che permetterà nuovamente a uno dei due – ma solo a lui – di scampare, qualche mese dopo, a una delle ultime selezioni di Buchenwald. «Nella fioritura di nuovi testi di memoria che caratterizza gli anni Novanta, questo libro merita un posto di rilievo. Lo merita per il singolare percorso dell’autore, che si snoda attraverso ben sette Lager, e che viene rievocato con grande scrupolo documentario. E lo merita per la peculiarità di alcune scelte narrative, innanzitutto quella di non separare mai eventi e fenomeni dalle emozioni che li accompagnano, di contemperare volontà di certificazione e dimensione della soggettività. A esprimersi è una memoria matura, forte di più di cinquant’anni di autoriflessione e consapevole di quanto le forme di comunicazione si siano modificate con lo scorrere del tempo, mettendo in primo piano la storia vissuta di ciascuno. Ne nasce un testo commosso e avvincente, che getta ampi squarci di luce sul mondo culturale e spirituale dell’autore e sul suo modo di entrare in contatto con l’universo dei Lager» (dall’introduzione di Anna Bravo)
Pio Bigo, nato a Druento (Torino) nel 1924, entra a diciannove anni nelle formazioni partigiane delle Valli di Lanzo. Arrestato dopo i combattimenti e i rastrellamenti del marzo 1944, è deportato a Mauthausen, quindi nei sottocampi di Gusen, Linz I, Linz III: trasferito a Birkenau e a Monowitz, viene coinvolto nella drammatica evacuazione di Auschwitz del gennaio 1945. Giunto a Buchenwald, vi rimane fino alla liberazione del Lager. Vive a Piossasco (Torino).