Il gatto lupesco e Il mare amoroso
ISBN | 88-7694-426-5 |
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Numero in collana | 07 |
Collana | Gli Orsatti / ISSN 2283-2025 |
Curatore | Annamaria Carrega |
Pagine | 100 |
Anno | 2000 |
In ristampa | Sì |
Descrizione | Il gatto lupesco e Il mare amoroso |
Attraverso la contaminazione di modelli riconducibili alla letteratura laica e a quella religiosa, all’universo cortese e alla tradizione edificante, Il Detto del gatto lupesco, singolare componimento in distici di novenari e ottonari, ipotizza la possibilità di un itinerario che comprende, senza soluzione di continuità, i luoghi simbolo del cristianesimo e le ragioni degli infedeli, allinea, fra gli altri, Ebrei e Tedeschi e fa balenare, l’una di seguito all’altra, le figure del Saladino, del Veglio della montagna, dell’Ebreo errante: una proiezione virtuale su una dimensione altra dove il linguaggio fa convivere tasso e tigre, orso e leone, dragoni e leopardi, un oscuro tinasso, un probabile asino travestito da baldivana oltre a una baradinera, su cui grava il sospetto di un’inquietante, quanto rivelatoria parentela con l’antico francese baraterie, ovvero inganno, menzogna. Probabile smascheramento parodico del genere del “viaggio allegorico-didattico” e delle pretese visionario-conoscitive cui questo deve la sua medievale fortuna, ma anche possibile traccia scritta di un evento testuale non limitato alla pagina, perché esteso all’orizzonte del gesto e della voce, il Detto, al pari del bizzarro nome del narratore protagonista, non ha ancora cessato di affascinarci e di interrogarci. Con il ricorso ingegnoso e sistematico alla tecnica comparativa, il poemetto in endecasillabi sciolti noto come Il mare amoroso sollecita, a partire dal topos cortese dell’amante non corrisposto, un intero universo popolato da animali fantastici (o comunque investiti di fantastiche proprietates), da portenti vegetali e minerali, oltre che da personaggi ed eventi caricati di paradossale esemplarità. A manifestarsi con evidenza è il desiderio di portare a compimento le possibilità discorsive offerte dal tema amoroso, in una rete fittissima e non sempre facilmente districabile di rinvii e di citazioni: l’immagine marina diviene, in tal modo, metafora della natura totalizzante del codice amoroso, del suo potere di assimilare e finalizzare a sé ogni altro linguaggio, ma fa, al contempo, dell’eros la dimensione metaforica che ospita, fino al paradosso, ogni sorta di ambiguità e di contraddizioni. Attraverso il meccanismo della citazione e dell’accumulo, è l’intera letteratura dei primi secoli a essere osservata come attraverso una lente d’ingrandimento: in questo consiste la principale forza d’attrazione di questi due testi di fine Duecento di cui Annamaria Carrega, oltre all’introduzione e alle note di commento, fornisce per la prima volta una versione in italiano moderno.