Fra Chichibio e l'avventura del "Gagliaudo"
ISBN | 978-88-6274-012-8 |
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Numero in collana | 63 |
Collana | Studi e ricerche / ISSN 2723-8954 |
Autore | Gian Luigi Ferraris |
Pagine | XXII-1106, due tomi indivisibili |
Anno | 2008 |
In ristampa | No |
Descrizione | Fra Chichibio e l'avventura del "Gagliaudo" |
Il discorso degli “altri Piemonti” conduce direttamente al protagonista di questo imponente lavoro di ricerca e di studio. A quel Carlo A-valle da San Salvatore che non solo esce dai modelli archetipi per la molteplicità delle sue esperienze (giornalista, storico, insegnante, romanziere, drammaturgo, bibliotecario, enciclopedico, ecc.), ma che soprattutto appartiene alla schiera dei “minori” e che si colloca più nella periferia che non nella capitale cui è comunque legato per formazione e per relazioni culturali, giornalistiche e politiche. Ed anche il punto di osservazione prescelto da Ferraris allontana dalle “grandi storie”, perchè l’A-valle qui analizzato non è il direttore della più celebre, diffusa e longeva testata satirica torinese, il “Fischietto” (1848-1908), ma è il direttore e redattore quasi unico del molto più modesto “Gagliaudo” (1857) di Alessandria. La biografia ricostruita con notevole sensibilità e grazie ad una documentazione inedita di grandissimo interesse, consente di seguire passo a passo le vicende umane e professionali di A-valle dall’uscita dal “Fischietto” al fallimento del “Nuovo Fischietto” e alla poco esaltante e brevissima esperienza del “Gagliaudo” e oltre ancora; di muoversi nel complesso percorso di un professionista della scrittura, di compenetrarsi nella sua lotta per sopravvivere, di capire le sue difficoltà ad adattarsi al ridimensionamento del ruolo e ad accettare il mondo ristretto, meschino, dominato dalle “mene di bottega” della politica municipale; di vivere con lui - convinto che il giornalista dovesse “educare e instruire” - la caduta dell’illusione che politica e stampa dovessero perseguire scopi ideali. (…) Le suggestioni suscitate dalla lettura di questa monografia e i percorsi di un uomo e di un giornale forse neppur protagonisti nel loro contesto periferico, riescono ad uscire dalla folla luminosa ma indistinta dei “buoni” con la forza di una testimonianza e di una storia non “piccola” o minore rispetto alle storie delle guerre, dei martiri, delle rivoluzioni, dei condottieri, degli eroi: una storia altrettanto grande e forte e maestra che è indispensabile ricuperare e fare riemergere perché fatta di lotte quotidiane e concrete, di disillusioni più che di successi, di momenti e situazioni personali difficili e mai risolti da motti celebri; di storie di scenari niente affatto marginali (…). Storie, tuttavia, ch’è indispensabile ricuperare anche per ragioni morali. Morali, certo, perché questo tributo ad A-valle e al suo “Gagliaudo”, pur arrivando con un secolo e mezzo di ritardo, tende a saldare il debito che la città non volle onorare con lo storico cui aveva commissionato la “Storia di Alessandria dall’origine ai giorni nostri”: un debito grande, più che non dicano le nude cifre e nonostante i commenti malevoli degli eruditi locali contemporanei, perché la sua è in fondo la prima vera interpretazione della storia di quella che sarebbe di lì a poco divenuta la prima - e secondo A-valle, non per mera questione d’ordine alfabetico - delle “cento città d’Italia”. (dalla Prefazione di Guido Ratti, Università di Torino).
Gian Luigi Ferraris, già docente di Italiano, ha pubblicato scritti su autori maggiori e minori dell’Ottocento e del Novecento (Leopardi, Belli, Carducci, Eco, ecc.). Per le Edizioni dell’Orso ha pubblicato il commento ad Aria Nostra, poesie dialettali di Ernesto Rossi (2003) e L’opera letteraria di Giuseppe Bertoldi (2004).