Discorsi eloquenti da Ulisse ad Obama e oltre con una giunta fino a papa Francesco
ISBN | 978-88-6274-609-0 |
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Numero in collana | 142 |
Collana | Fuori Collana |
Autore | Adriano Pennacini |
Pagine | XXX-602 |
Anno | 2015 |
In ristampa | No |
Descrizione | Discorsi eloquenti da Ulisse ad Obama e oltre con una giunta fino a papa Francesco |
Lo scopo di questo libro, di questa raccolta di discorsi antichi e moderni, accompagnati da prove di analisi, è di mostrare la durata, la persistenza della retorica in quanto pratica e tecnica della comunicazione persuasiva sia nei rapporti tra le persone sia nell’azione politica e culturale. Le prove di analisi sono frutto dell’attività seminariale o semplicemente didattica svolta come professore prima incaricato di letteratura latina dal 1969, poi ordinario di retorica classica nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino dal 1975 al 1997 e, dopo la cessazione dal servizio, come docente ospite di alcuni licei classici di Torino e della provincia. Esse non si contentano della ricognizione della presenza nei testi di figure di parola e di pensiero e di procedimenti dimostrativi retorici, ma perseguono il fine di riconoscerne la funzione di comunicazione e di persuasione, individuandovi le strutture nelle quali trovano forma pensieri, sentimenti ed emozioni. Per esempio la funzione cognitiva dello straniamento (studi di lingua e stile nella diatriba e nella satira senza pretesa di condurre ricerche antropologiche o di psicologia sociale), dell’inopinatum (o frustrazione dell’attesa) nella teoria della prosa di Frontone, del quale segnalare l’insoddisfazione linguistica e il bisogno del neologismo: «non sono contento delle parole solite ed usuali, ma godo più lietamente di quanto possa comunicare con il linguaggio comune la letizia del mio animo; in realtà con quali parole potrei esprimere la mia gioia? infatti non mi riesce di esprimere con parole mie l’intensità della mia gioia»; mentre Cicerone riprova con forza l’uso del neologismo nello stile oratorio: «ma nelle orazioni è proprio il difetto più grande allontanarsi dal genere popolare del discorso e dalla consuetudine del senso comune»; e di Frontone apprezzare la lode dell’amor fortuitus a confronto con l’officiosus amor; inoltre citare Taziano invece di Minucio Felice per le repentine conversioni al cristianesimo; avanzare la proposta di attribuire alla moneta una funzione di comunicazione – genericamente politica – nel mondo antico per coloro che leggevano soltanto le lettere maiuscole, come Petronio fa dire ad uno dei liberti di successo al banchetto di Trimalcione: “Io non ho studiato né geometria né critica né altre stupide balle, ma le lettere a scatola le conosco e so dividere per cento, assi o libbre o sesterzi che siano”.
Adriano Pennacini (Torino 1929), laureato a Torino in Lettere classiche nel 1954, ha insegnato lettere italiane, latine e greche nel ginnasio e nel liceo di Stato fino al 1969, quando è stato chiamato dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino ad insegnarvi letteratura latina, storia della retorica classica e retorica e stilistica nel corso di laurea in Scienze della comunicazione, del quale, in qualità di preside della Facoltà (1984-1993), ha promosso l’istituzione. Ha ricevuto nel 1989 la medaglia d’oro di prima classe del Ministero della pubblica Istruzione per i benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte; è stato presidente della International Society for the History of Rhetoric (1991-1993). Nel 2007, su proposta della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, gli è stato conferito dal Ministro dell’Università e della Ricerca il titolo di professore emerito. Ha studiato le letterature classiche da un approccio strutturale e funzionale e specificamente la retorica antica e moderna come strumento di analisi e di composizione di testi. Ha pubblicato articoli, saggi e opere specialistiche, libri per le scuole e con Gian Franco Gianotti una storia della letteratura latina. Nel 2000 ha partecipato in qualità di esperto a “Gorgia. La retorica in TV”, trasmissione televisiva condotta da Corrado Augias e Michele Mirabella in dieci puntate per RAI Educational. Per Giulio Einaudi Editore ha curato la traduzione italiana delle Guerre di Giulio Cesare (1993) e dell’Istituzione oratoria di Quintiliano (2001). Nel 2003 ha pubblicato per le Edizioni dell’Orso una raccolta di saggi dal titolo “Forme del pensiero. Studi di retorica classica”.