De Psychagogia

I più illustri personaggi del tempo sfilano nella prima raccolta di carmi greci composta da un umanista occidentale: Filelfo si rivolge a papi e cardinali, principi ed eruditi, dialoga con intellettuali italiani e dotti bizantini. La Psychagogia, alla quale l’autore lavorò tra il 1457 e il 1465, si può in effetti leggere come testimonianza dei molteplici legami di Filelfo con il mondo dei potenti e della cultura, da Francesco Sforza a Lodovico Gonzaga fino a Maometto II, da Niccolò V a Pio II, da Teodoro Gaza a Bessarione. Si può leggere altresì come il pretesto per esibire una formidabile erudizione, accumulata in lunghi itinerari di lettore e studioso, a Costantinopoli e nelle munifiche corti italiane. Ma ancor più colpisce, in questi versi greci, lo sforzo di creare un originale idioma poetico, un linguaggio che non conosce preclusioni nell’attingere all’ininterrotto flusso della grecità letteraria, da Omero al Medioevo bizantino.