Dal testo al frammento e dal frammento al testo
ISBN | 978-88-3613-057-3 |
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Numero in collana | 19 |
Collana | Gli argomenti umani / ISSN 2611-6022 |
Autore | Elena Pistolesi |
Pagine | XII-148 |
Anno | 2020 |
In ristampa | No |
Descrizione | Dal testo al frammento e dal frammento al testo |
Il volume è dedicato ad alcuni esponenti della cosiddetta scuola “senese”. Con questa etichetta si indica una continuità di metodo nello studio del volgare che caratterizzò la produzione grammaticale a Siena dal Cinque al primo Settecento. Dopo il magistero di Claudio Tolomei, la riflessione sulla lingua fu stimolata dalla cattedra di Toscana favella, istituita nel 1589 dal Granduca Ferdinando I a sostegno degli studenti stranieri che numerosi frequentavano lo Studio. Il titolo del libro fa riferimento alla complessa geografia degli scritti dei filologi senesi, ai numerosi abbozzi, postille e manoscritti in cerca di editore attraverso i quali si possono seguire anche le tracce del riuso interno dei materiali. Il primo capitolo è dedicato alla figura di Celso Cittadini e alle fonti, documentarie e teoriche, del Trattato della vera origine, e del processo, e nome della nostra lingua (1601). Il secondo capitolo ricostruisce la cronologia degli scritti grammaticali di Girolamo Gigli sulla base di nuove acquisizioni documentarie. Il terzo descrive tre manoscritti contenenti opere e appunti linguistici inediti di Celso Cittadini, Giulio Cesare Colombini, Giulio Piccolomini e Ubaldino Malavolti. Il volume copre un periodo che va dalla fine del Cinquecento al primo ventennio del sec. XVIII, fornendo materiali e analisi che permettono di precisare le metamorfosi della scuola.
Elena Pistolesi insegna Linguistica italiana all’Università per Stranieri di Perugia. Si è occupata di vari aspetti della storia della lingua, della sociolinguistica dell’italiano contemporaneo e del rapporto tra italiano scritto e italiano parlato. Ha curato l’edizione critica del volgarizzamento del De vulgari eloquentia di Dante ad opera di Celso Cittadini; ha scritto più contributi sulla fortuna dello stesso trattato dantesco, dal Tre al primo Settecento; ha studiato le grammatiche d’italiano destinate agli stranieri e ai Collegi dei nobili nel XVIII secolo.