Dal Mandylion di Edessa alla Sindone di Torino
Premessa ● Argomento della ricerca ● Il re Abgar e le origini della leggenda ● L’apparizione dell’immagine a Edessa ● Lo sviluppo delle tradizioni sull’immagine ● L’assedio di Edessa ● Una genesi più tarda? ● Una genesi più antica? ● Silenzi in Siria e tradizioni in Armenia ● L’era iconoclasta ● Atti di Taddeo ● Il termine tetrádiplon e il reliquiario dell’immagine ● La questione delle pieghe ● La Lettera dei tre patriarchi e l’altezza di Gesù ● Gregorio il Referendario e la traslazione dell’immagine ● La Narratio de imagine ● Edessena ● Il keramion ● Il culto edesseno per l’immagine ● Il Sinassario ● Le odi liturgiche ● Il nome ‘Mandilio’ ● Persistenza di tradizioni convergenti e differenti ● Una visione sfuggente ● La conservazione del Mandilio a Bisanzio ● La sommossa di palazzo ● Robert de Clari ● Un sermone latino ● Il Volto Santo di Lucca ● Orderico Vitale ● Iconografia del Mandilio ● Fiori o fori? ● Miniature del Mandilio ● L’icona georgiana di Ancha ● Il codice Scilitze ● Un’icona russa ● Monete bizantine ● Due copie del Mandilio di Edessa ● La Sainte-Chapelle di Parigi e la scomparsa del Mandilio ● Conclusioni ● Indice dei nomi
Secondo un’antica leggenda, nella città di Edessa era custodita una miracolosa immagine del volto di Cristo impressa su un asciugamano sul quale Gesù si sarebbe asciugato il viso. La tradizione bizantina lo conosce con il nome di Mandylion e ogni anno ricorda, il 16 di agosto, la sua traslazione da Edessa a Costantinopoli avvenuta nell’anno 944. Del presunto originale, oggi disperso, si sono perse le tracce non più tardi del XVIII secolo. In Francia, invece, a partire dalla metà del XIV secolo compaiono le prime attestazioni di un’altra reliquia: un lungo lenzuolo funerario che avrebbe contenuto il corpo di Gesù. Il telo reca l’immagine non solo del suo volto, ma dell’intero cadavere insanguinato. Acquisita dai Savoia, è oggi nota con il nome di Sindone ed è conservata a Torino. Secondo alcuni autori il Mandilio di Edessa e la Sindone di Torino sono lo stesso oggetto, che per alcuni secoli sarebbe stato conservato prima a Edessa, poi a Costantinopoli e infine in Francia. Ciò permetterebbe di attribuire alla Sindone un’esistenza dimostrabile perlomeno a partire dal V secolo. Questo volume ripercorre la storia della leggenda dell’immagine edessena, dalle origini sino alle sue più tardive attestazioni, letterarie e iconografiche, soffermandosi in particolare su quegli elementi che sono stati chiamati in causa per dimostrare la sua identità con la Sindone. La conclusione è negativa: il Mandilio e la Sindone sono due oggetti ben distinti e inconciliabili tra loro.