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Il volume si presenta come la prima monografia dedicata al corpus agiografico di Pietro Aretino (Vita di Maria Vergine, Vita di Santa Caterina, Vita di San Tommaso). Abile manipolatore dei generi tradizionali, Aretino si cimenta nello schema dell’agiografia imprimendovi un forte marchio di letterarietà, di cui sono prova per esempio le interferenze con gli altri suoi scritti, più chiaramente letterari: le Sei giornate e i poemi cavallereschi, tra gli altri. La lettura che qui si propone illumina le dinamiche letterarie delle tre opere, tanto più interessanti quanto maggiori sono i vincoli impliciti nelle prose agiografiche. La voce dell’autore non può risuonare né attraverso i personaggi inventati dei dialoghi e del teatro, né attraverso il personaggio autobiografico delle lettere. L’inventio è costretta entro il perimetro dei fatti noti della vita del santo. Il debito verso il marchese d’Avalos impone che si trovi modo di tessere l’encomio della sua casata all’interno dell’opera. Infine, la materia religiosa nei decenni 1530-1550 è quanto mai delicata da trattare. In questo contesto, lo studio delle Vite offre spunti importanti su tre fronti: nella critica aretiniana avvalora una parte della produzione dell’autore fra le meno indagate; nella prospettiva dell’agiografia presenta una testimonianza che si colloca proficuamente fra medioevo e controriforma, le due epoche di maggior rilievo per gli scritti religiosi; entro il complesso mosaico della cultura veneziana di metà Cinquecento aggiunge un nuovo tassello. Leggere Aretino significa infatti confrontarsi con il mondo dei libri: qui nella fortunata declinazione del libro religioso.
Sandra Carapezza è ricercatrice in Letteratura italiana presso il Dipartimento di Studi letterari, filologici e linguistici dell’Università degli Studi di Milano. Tra i suoi principali interessi scientifici figurano la Commedia dantesca (su cui ha pubblicato la monografia E cielo e terra. Echi biblici e strategie poetiche, 2013) e la narrativa breve del Cinquecento (Novelle e novellieri, 2011 e La novella nel Cinquecento, 2013). Prima di questo studio, si è già occupata di Pietro Aretino, analizzandone i dialoghi e i poemi cavallereschi. Si è confrontata con la letteratura ottocentesca curando l’edizione e la nota introduttiva al romanzo di Vittorio Imbriani Dio ne scampi dagli Orsenigo (2011), al quale ha dedicato anche altri contributi.