Aspirazione al consenso e azione politica: il caso di Alcibiade
ISBN | 88-7694-340-4 |
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Numero in collana | 01 |
Collana | Collana del Dipartimento di Studi classici dall'antico al contemporaneo. Sezione di Storia |
Curatore | Emma Luppino-Manes |
Pagine | 112 |
Anno | 1998 |
In ristampa | No |
Descrizione | Aspirazione al consenso e azione politica: il caso di Alcibiade |
Prefazione (Emma Luppino-Manes) • D. Musti, Alcibiade e la tradizione biografica • P. Siewert, Il ruolo di Alcibiade nell’ostracismo di Iperbolo • C. Beazort, Euripide, Trasibulo e il dibattito sul richiamo di Alcibiade • U. Bultrighini, Alcibiade e i Misteri Eleusini • M. Sordi, Crizia e Alcibiade • Crizia e la Tessaglia • Recensioni
Tucidide (V 43, 2), presentando per la prima volta l'ateniese Alcibiade di Clinia, trasmette immediatamente le perplessità che, in modo più o meno costante, accompagneranno sempre il giudizio sul personaggio: uomo che per età sarebbe stato considerato giovane in un'altra città, ma che era onorato per la rinomanza dei suoi avi. Un giudizio, però, controverso o meglio fatto di luci e ombre che difficilmente esisteranno in sintonia ma, più frequentemente daranno vita, nel tempo, a conraddizioni esaspertate e, talvolta, del tutto ingestibili: è il famoso passo (VI 17,1) in cui l'ardore pieno di fiducia che Alcibiade intende trasmettere ai suoi concittadini prima della spedizione in Sicilia, passa ancora attraverso la giovinezza e la pazzia considerata tale da superare ogni limite naturale. C'è sempre, in questa caratterizzazione tucididea, una nota di lucida consapevolezza a proposito della prorompente vitalità di Alcibiade: egli conosce a tal punto se stesso o meglio la sua stranezza, da confessarla coraggiosamente agli spartani (VI 89: inverno 414 a. C) e da prevederne le pericolose conseguenze in rapporto alla comunità: il rilievo, perciò, è dato non tanto dal carattere dell'uomo, quanto al profilo del cittadino. La nota intimista del discorso di Alcibiade a Sparta, in un momento di indiscussa difficoltà, a ridosso della condanna e dell'esilio, tenta di travolgere emotivamente l'uditorio spartano verso una sommaria qanto illusoria assoluzione, ma, subito dopo, scompare del tutto per lasciare spazio, più avanti, alla totale inaffidabilità dell'Ateniese che, il più delle volte, dimenticherà il bene della sua città e della sua gente: Alcibiade, perciò, durante tutto il libro VIII, sarà lucidamente indicato come l'uomo di cui non ci si può fidare... È un caso, forse raro, quello di Alcibiade, in cui Tucidide, facendo la storia, ha fatto anche un po' biografia, senza volerlo, ma trascinato dalla curiosità di vivisezionare un uomo, questa volta, più che una circostanza: il seminario, partendo dalla tradizione biografica, accanto alla centrale testimonianza tucididea,si è prefisso di rivisitare la figura di Alcibiade alla luce di posizioni più recenti degli studiosi moderni.