«Anche di romanzatura si deve vivere»
ISBN | 978-88-3613-040-5 |
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Numero in collana | 04 |
Collana | Centro interuniversitario per gli studi di Letteratura italiana / ISSN 2612-3851 |
Curatore | Francesca Placidi |
Pagine | XXVIII-128 |
Anno | 2020 |
In ristampa | No |
Descrizione | «Anche di romanzatura si deve vivere» |
Quando, nel 1942, Silvio Micheli inviò a Einaudi la proposta di pubblicazione di Aspra terra, ricevendone un rifiuto, non poteva immaginare che quell’insuccesso avrebbe comunque aperto due capitoli importanti della sua vita letteraria: la collaborazione con l’editore torinese, culminata dopo una lunga gestazione con la pubblicazione di Pane duro (1946, Premio Viareggio); e un serrato confronto letterario con l’incaricato della lettura del suo manoscritto, Cesare Pavese. Il carteggio tra Pavese e Micheli, che qui si pubblica per la prima volta in forma integrale, andrà avanti con alterna assiduità fino al 1950: e mette a confronto due modi non alternativi, ma diversi, di intendere la letteratura. Di Micheli, Pavese apprezza la “dostoevskijanità” e il nerbo: ma lo mette in guardia dal rischio dello “spappolamento”, della “diarrea”. “Le parole non ti costano”, scrive nella lettera del 14 agosto ’43. Per Pavese, invece, le parole costano. Un documento prezioso per ricostruire un episodio importante della storia culturale italiana, per conoscere meglio un romanziere oggi troppo dimenticato (Pavese parla di Pane duro come di un “romanzo bellissimo”), ma soprattutto per definire ancora meglio l’idea pavesiana di letteratura e di stile.
Francesca Placidi, laureata nel 2018 in Filologia moderna presso la Sapienza Università di Roma, ha studiato il Carteggio Pavese-Micheli pubblicando l’articolo Silvio Micheli: lo scrittore viareggino dell’Archivio del Novecento sulla Rivista di letteratura contemporanea «Avanguardia». Successivamente ha lavorato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Coimbra (Portogallo), occupandosi dello studio dei manoscritti del fondo del marchese António Cândido de Portugal de Faria. I risultati di questo lavoro filologico sono raccolti nell’articolo Il fondo manoscritto di António Cândido de Portugal de Faria, apparso nella Rivista «Estudos Italianos em Portugal». Vincitrice di una borsa di studio di perfezionamento all’estero, ha conseguito il Master in “Patrimonio Textual y Humanidades Digitales” presso l’Università di Salamanca (Spagna), dove attualmente frequenta un secondo Master per l’abilitazione all’insegnamento dell’italiano e, dal prossimo anno accademico, il programma di Dottorato in “Estudios Italianos”.